Care amiche di consigli di make up vi presento il secondo articolo del mese di marzo dedicato alla condizione di
alcune donne nella cultura albanese, una
cultura che affonda le sue radici nel Kanun, un codice consuetudinario che
definisce i ruoli all’interno della società , costituisce la base del diritto e regola la giustizia e la vita sociale.
Nessuno, né l’impero ottomano, né il re Zog o il regime comunista di Enver
Xoxha, è mai riuscito ad abolirne la pratica.
Il fenomeno
delle “vergini giurate” (virgjineshë) è diffuso nella zona montuosa delle Alpi
Dinariche dei Balcani occidentali, soprattutto nei territori tra Albania,
Kosovo, Montenegro e Bosnia-Erzegovina, ed identifica un particolare tipo di
celibato femminile, a volte accompagnato da un parziale o completo
abbigliamento maschile [e per questo definite anche “burrnesha”, da burrë
“uomo”, più neshë suffisso femminile, ovvero donne “(tra)vestite” da uomini].
![]() |
Fonte:www.theguardian.com |
Il ruolo della donna albanese. Per entrare
più nel merito di questo tema così affascinante partiamo proprio dal Kanun. Il
diritto consuetudinario albanese distingue chiaramente e perentoriamente da una
parte i legami di parentela che intercorrono tra la femmina e i suoi
consanguinei (gjini), da quelli che intercorrono tra il maschio e i suoi
consanguinei (gjak = sangue) , e dall’altra i legami di consanguineità che
intercorrono tra parenti per via maschile (lisi i gjakut = albero del sangue) o
per via femminile (lisi i tâmlit = albero del latte).
Questo
approfondimento perché è già a partire dalla condizione di figlia che si evince
quello che sarà il ruolo di donna (e ovviamente anche quello di moglie e madre).
Nella casa
paterna la donna è considerata come “qualcosa” di superfluo, perché in una società patriarcale e a discendenza
patrilineare come quella albanese, le donne nascono per la famiglia del marito
e non per quella del padre, dato che non tramandano il sangue della casa
paterna, ma perpetrano quello della casa maritale. Tuttavia anche dopo il
matrimonio la donna è considerata sempre “estranea”, considerata alla stregua
di un piccolo otre che sopporta pesi e fatiche; nemmeno dopo il matrimonio le
sono riconosciuti i “diritti del sangue” ossia tutti quei diritti che il Kanun
riconosce solo ai maschi della tribù. Secondo le prescrizioni del Kanun, il
marito ha diritto di consigliarla e rimproverarla, di bastonarla e di legarla qualora
essa si opponesse alle sue parole o ai
suoi ordini; ma non può ucciderla (salvo
nei casi di adulterio e tradimento), altrimenti ne risponderebbe con la
“vendetta” alla famiglia paterna di lei, dato che, secondo il Kanun, «il marito
compra il lavoro e la convivenza della moglie, ma non la vita» (art. 28).
Scopo
ordinario della vita della donna coniugata è «il servizio per mezzo della
fecondità e del lavoro»: il tratto principale dello status sociale della donna
e la sua sola funzione socialmente apprezzata si fonda esclusivamente sulle sue
attitudini alla procreazione e alla maternità , la fecondità è la prima qualità che
le permette di essere riconosciuta socialmente agli occhi degli altri nonché ai
suoi stessi, come un individuo completo. Il processo della sua socializzazione ha,
dunque, come unico obiettivo quello di diventare madre e solo al momento della
nascita del primo figlio “maschio” essa viene riconosciuta come una sposa completa,
una sposa che continua la discendenza
dello sposo.
La donna
però, eccezionalmente, può assumere l’amministrazione della casa per diversi
motivi: 1) se, alla morte del marito, non ci sono maschi adulti nella famiglia;
2) se i genitori, morendo, lasciano una figlia maggiorenne (senza fratelli
maschi adulti). Entrambi i casi prevedono che la donna si sottoponga ad un
giuramento di castità dinanzi alla sua parentela e ad una commissione di
anziani della tribù di appartenenza. Questo è il contesto in cui si sviluppa il
fenomeno delle virgjineshë, le “vergini giurate”.
Perche esistono le” vergini giurate”?
Dietro alla
conversione alla castità ci sono motivi economici, spesso sociali.
Sono donne solo per natura, per nascita, ma sono uomini per scelta,
sono “uomini sociali”. Queste donne
hanno rinunciato alla loro sessualità e al loro nome per poter aderire alle norme delle
mascolinità , avere diritti e doveri degli uomini di famiglia, hanno scelto la
castità e rinunciato alla maternità e ai figli per guadagnare lo status
(superiore) di uomini a tutti gli effetti (portano le armi, acquistano
proprietà , fumano e bevono insieme agli
altri uomini, gestiscono gli affari di
famiglia, difendono l’onore, vendicano l’offesa), uno status che garantisce un
rispetto che altrimenti non verrebbe loro riconosciuto.
Come giÃ
accennato, uno dei motivi che portano
una donna a rinunciare alla sua identità è la libera gestione del patrimonio
familiare in caso di morte dei genitori e in assenza di maschi adulti, ma tra
le ragioni c’è anche quella di evitare di disonorare il padre sottraendosi ad
un matrimonio indesiderato, dato che la donna non ha libera scelta del partner.
E ancora, un altro motivo per rimanere “vergine” può scaturire dall’amor filiale, nel caso in cui i genitori
fossero inabili al loro sostentamento e non avessero avuto altri figli maschi. Tuttavia questo caso è molto raro essendo per
i genitori una vergogna non riuscire a maritare la propria prole.
Le “vergini
giurate” non sono state create dal nulla, ma sono state plasmate con strumenti
culturali già a disposizione della cultura tradizionale, utilizzate in modo
funzionale per la sopravvivenza della comunità ad indicare una valvola di
sfogo, una via d’uscita onorevole, a situazioni che altrimenti avrebbero
generato conflitti.
Quindi, in
un contesto in cui l’onore è leso a causa di infinite faide (tra maschi di
“sangue” diverso) e la struttura patriarcale a discendenza patrilineare è
rigidamente osservata e perpetuata, si è trovato un modo per concedere un
minimo di flessibilità sia al genere femminile (permettendo alle ragazze di
poter rifiutare un matrimonio fortemente indesiderato) sia alla stessa
struttura sociale.
Sono donne che mettono ancora oggi al primo posto l’onore della
famiglia pagando un prezzo altissimo, la loro identità , la loro libertà di
esprimersi, di vivere, la loro volontà di essere se stesse. Sono donne che per
ottenere riunciano, a volte con rammarico a volte senza mai un ripensamento.
Miriam
1 Commenti
Di queste vergini giurate ho letto una decina di anni fa, o forse un pochino meno. Se ne parlò in un lungo articolo di Vanity Fair, fecero un bell'approfondimento e solo allora sono venuta a conoscenza di questa situazione.
RispondiEliminaTi ringrazio per averne parlato così bene perché questa cosa aveva realmente destato la mia attenzione e tu sei riuscita a catturarla di nuovo.